LA PENSIONE INTEGRATIVA DEL MEDICO

Oltre la metà delle pensioni è di importo inferiore a 1.000 € al mese e le donne ricevono, in media, assegni di gran lunga più bassi rispetto a quelli degli uomini. 

Le pensioni pubbliche, specialmente quelle in regime contributivo, saranno inevitabilmente più basse e inferiori rispetto all’ultimo reddito dei lavoratori. 

L’unico modo per risolvere questo problema è quello di affiancare alla previdenza obbligatoria un secondo livello di copertura pensionistica: la previdenza complementare o integrativa. 

La sua finalità è quella di garantire risorse sufficienti ad un tenore di vita adeguato una volta in pensione. 

Le strade per integrare la propria pensione pubbliche sono diverse. Lo si può fare in maniere del tutto volontaria, con forme di previdenza alternativa come i fondi di categoria, i fondi pensione aperti e i piani individuali pensionistici (Pip). 

E iniziando presto si potrà “salvare” meglio la propria pensione. 

Anche la categoria dei medici è interessata a queste soluzioni. Vediamole insieme. 

I Fondi negoziali di categoria 

Per tutti medici, dipendenti, convenzionati e liberi professionisti è stata prevista una previdenza specifica: il FondoSanità. Possono aderire i medici e gli odontoiatri iscritti all’ENPAM, i soggetti fiscalmente a carico degli iscritti, così come continuano a rimanere associati al Fondo i pensionati diretti acquisendo la qualifica di aderenti pensionati. 

Inoltre, per i medici dipendenti dal servizio sanitario è stato previsto il fondo Perseo Sirio, il Fondo Pensione Complementare dei lavoratori della Pubblica Amministrazione e della Sanità, previsto dal contratto di lavoro. 

Entrambi sono fondi pensione negoziali, efficienti da un punto di vista di costi, siano essi diretti (gestione del fondo), indiretti (adesione, versamenti) o accessori (anticipazione, trasferimento, riscatto, cambio di comparto). Un altro vantaggio del fondo Perseo Sirio deriva dalla possibilità di ottenere un contributo aggiuntivo dalla parte datoriale del rapporto di lavoro. Tale contributo è del 1% del reddito annuale lordo e si percepisce solo se anche il medico versa l’1%.   

Presentano però degli svantaggi, primo far tutti il limite all’adesione derivante dall’appartenenza a una specifica categoria professionale che ne limita la flessibilità e l’obbligo di versare il 100% del TFR.  

Qualora un medico decidesse di cambiare categoria perderebbe il diritto alla contribuzione, andando incontro a una discontinuità della posizione di previdenza integrativa.  Inoltre c’è una limitata offerta di comparti o linee di gestione. 

Soprattutto i fondi pensione più piccoli offrono gestioni e comparti abbastanza standard lasciando poca scelta al sottoscrittore. 

Un limite evidente è rappresentato da quei fondi che non danno la possibilità al soggetto aderente di investire in line di gestione con un’adeguata esposizione azionaria. 

In alcuni casi, infatti, all’interno del fondo negoziale non esistono comparti che prevedano una soglia di investimenti azionari superiore al 50%. 

Un grosso svantaggio nel lungo periodo per i contribuenti più giovani in termini di minor crescita del capitale versato, specialmente se anche in futuro permarranno tassi obbligazionari bassi.  

I fondi pensione aperti 

Sui fondi aperti c’è una maggior ampiezza nell’offerta ed è quindi possibile fare confronti più approfonditi fra diversi fondi e fra diverse linee di investimento di una stessa gamma. Anche in termini di contribuzione c’è una maggior possibilità di scelta.  

Il risvolto della medaglia però è rappresentato da costi, che possono essere più elevati.  

Spesso gli intermediari hanno nel loro catalogo prodotti apparentemente molto simili ma con costi anche molto diversi a seconda della linea di gestione che si sceglie. In questi casi è importante farsi guidare nella scelta per saper trovare anche all’interno della gamma di una stessa casa di gestione la formula meno onerosa e più adeguata al proprio profilo di rischio.  

  
I piani individuali pensionistici 

I Pip (Piano individuale pensionistico di tipo assicurativo) sono una forma di previdenza complementare privata istituita da imprese di assicurazione. 

Questo prodotto può prevedere una sorta di rendimento garantito rispetto al valore del capitale iniziale ma a fronte di costi spesso più elevati rispetto alle altre alternative analizzate. Tali costi derivano anche dall’impignorabilità e insequestrabilità oltre al fatto che tali strumenti possono essere considerati utili in chiave successoria delineando un beneficiario.  In molti casi, per quei clienti che hanno dei redditi elevati, questa tipologia è da preferire vista la mancanza di oscillazioni oltre al vantaggio fiscale.  

Come avrai potuto capire, la previdenza complementare è destinata a diventare parte integrante della tua pianificazione patrimoniale. 

Perciò, se punti a mantenere lo stesso tenore di vita anche quando sarai in pensione, è fondamentale prenderla in seria considerazione. 

La cosa più importante è muoversi per tempo iniziando il processo di accumulo non oltre i 35 anni e incrementando le quote destinate al proprio piano previdenziale integrativo con l’avanzare della carriera.   

Per il resto ci siamo noi, pronti ad affiancarti in questo importante processo di tutela del tuo futuro.