Come può un medico di circa 30/35 anni salvare la propria pensione? E chi invece ha molti più anni – di vita e di esperienza – può considerarsi al sicuro?
Oggi voglio metterti in guardia rispetto ad un grande pericolo al quale vai incontro: l’allarme pensione.
Leggendo i giornali e le riviste specializzate, il rischio per i medici – giovani e meno giovani – è quello di andare in pensione oltre i 70 anni. Questo perché, visto che le aspettative di vita si allungano la logica conseguenza è quella di andare in pensione più tardi.
Vivere più a lungo significa non solo raggiungere il traguardo del pensionamento in là nel tempo, ma anche adeguare le proprie strategie di integrazione tramite una forma di previdenza complementare.
In che modo? Vediamolo insieme in questo articolo.
Le aspettative di pensione del medico
Con il regime contributivo è ormai verificato che i dipendenti andranno in pensione con un assegno pari al 60-70% dell’ultimo stipendio, mentre per gli autonomi la percentuale si ferma al 40-50%. Se per l’INPS e per l’ENPAM questo si tramuta in una minore spesa, dal lato dei lavoratori è necessario fare qualcosa per mantenere lo stesso tenore di vita anche una volta andati in pensione.
Bisogna quindi predisporre per tempo un piano finanziario ben calibrato per integrare i flussi di reddito nella terza età e che ci consenta di sfruttare tutti i vantaggi fiscali a disposizione nella previdenza integrativa.
La pensione integrativa per il giovane medico
Partiamo quindi con chi la pensione la vedrà molto più lontana, ovvero con i medici trentenni. Per poter realizzare questo obiettivo di integrazione dovrebbero versare circa una mensilità/una mensilità e mezza in una forma di previdenza complementare fino al momento della loro pensione.
Questo perché i loro investimenti hanno un orizzonte temporale di circa 40 anni. Quale caratteristica dovrebbe avere il fondo pensione più adatto alle loro esigenze?
La composizione dovrebbe essere azionaria per il 70% ed il restante in obbligazioni.
Per quale motivo?
Quest’ultima parte viene inserita per limitare le oscillazioni dei mercati e quindi per stabilizzare il portafoglio.
Faccio un inciso per i medici dipendenti che hanno il fondo di categoria: versando il contributo previsto dal contratto questi professionisti hanno generalmente diritto ad un contributo da parte del datore di lavoro che può variare dall’1 al 2% circa. Considerato che la durata del fondo pensione di quasi 20 anni quest’opportunità non è niente male.
La pensione integrativa per il medico che vede la pensione vicina
È fuor di dubbio che più saliamo con l’età del medico e meno dovrà essere aggressiva la composizione dello strumento selezionato.
Questo perché gli anni per andare in pensione sono sempre meno.
È il caso, per esempio, di un medico cinquantenne, con meno tempo a disposizione rispetto ad un giovane medico.
L’investimento annuo per assicurarsi una rendita di circa 600 € mensili dovrà essere di circa 3-4 volte lo stipendio mensile con una componente meno rischiosa (intorno al 50% di obbligazionario).
Ultima analisi riguarda chi vede la pensione vicina, ovvero tutti quei medici che hanno 60 anni. La scelta di un fondo pensione che abbia al suo interno solo il 20% di azionario è da considerarsi adeguata a garantirsi un po’ di rendimento.
Rendimento che, per ovvie ragioni, non potrà essere molto elevato per via del poco tempo e dell’allocazione difensiva.
Che vantaggi offre la previdenza complementare?
Gli strumenti della previdenza complementare hanno un vantaggio, ovvero consentono di ottenere una rendita vitalizia e una copertura contro il rischio di vivere molto a lungo.
Un rischio che non ha però un’accezione negativa e che perciò possiamo definire positivo!
Un capitale prima o poi può estinguersi. La rendita no.
Il mercato mette a disposizione molti strumenti per pianificare la migliore strategia di integrazione pensionistica, ognuno dei quali ha al suo interno determinate caratteristiche stabilite in base all’età e alle singole esigenze.
Esistono infatti i fondi pensione chiusi di categoria, i fondi aperti ed infine i PIP (piani individuali pensionistici).
Potremmo aggiungere un’altra opzione, ossia quella di accantonare le somme in strumenti finanziari non pensionistici, ma in questo caso dovremmo rinunciare al risparmio fiscale ed alla possibilità di avere una rendita.
Noi di MoneyDoc puntiamo sempre a conoscere le esigenze e gli obiettivi dell’investitore prima di proporre e di attuare qualsiasi piano di investimento.
Ecco perché, per avere tutte le informazioni di cui hai bisogno, dovresti contattarci tramite la nostra e-mail o tramite i nostri contatti che puoi trovare sul nostro sito www.moneydoc.it.