Qual è il giusto approccio che un medico deve adottare quando si parla di contabilità?
La tenuta contabile di entrate e uscite non deve essere vista come un puro obbligo imposto dalla normativa fiscale ma, al contrario, ogni professionista deve intenderla come il giusto mezzo per ottenere utili informazioni per effettuare le scelte per la propria attività. La figura – e la scelta – del commercialista sarà quindi fondamentale per ogni studio medico. Attraverso le sue competenze, il dottore commercialista saprà consigliare gli strumenti più idonei per una gestione corretta della contabilità, in modo da consentire il controllo delle spese in termini reali.
Possiamo quindi riassumere in tre semplici affermazioni la gestione della contabilità:
- Permette di capire le dinamiche economiche e finanziarie;
- Serve per calcolare il reddito del professionista;
- È uno strumento per controllare lo stato di salute dell’attività.
Ma come funziona, nel concreto, la tenuta contabile di costi e ricavi, di entrate e uscite?
Sappiamo tutti che il medico libero professionista, che svolge attività in maniera autonoma, produce reddito da lavoro autonomo, determinato dall’art 53 e 54 del Testo unico delle imposte sui redditi. Nello specifico, questo reddito si ottiene dalla differenza tra i compensi percepiti nel periodo di imposta e le spese sostenute, secondo il criterio di cassa. Le spese potranno essere detratte solo se effettivamente sostenute nel periodo di imposta e regolarmente registrate.
Ecco che il provvedere ad aggiornare costantemente le registrazioni contabili del nostro studio permetterà al medico di conoscere l’andamento del suo lavoro, quasi in tempo reale, e di compiere le scelte adeguate per una gestione ottimale del suo studio.
Quali sono i regimi fiscali utilizzabili dai medici?
In Italia sono previsti tre regimi contabili fiscali, nello specifico troviamo:
- Il regime di contabilità semplificata
- Il regime di contabilità ordinaria
- Il regime forfettario
Ogni medico, indipendentemente dall’ammontare dei compensi, ricade nel regime di contabilità semplificata, all’interno del quale è obbligatoria la registrazione delle fatture di acquisto, delle fatture emesse per prestazioni mediche e di tutti quei componenti esenti IVA, negativi e positivi, non documentati da fatture. Vi è l’obbligo della tenuta dei registri IVA acquisti e vendite nei quali vengono annotate tutte le registrazioni delle fatture di acquisto, vendita e le altre operazioni non soggette alle registrazioni ai fini IVA. Non è obbligatoria, anche se è consigliabile, la tenuta del libro dei beni ammortizzabili nel quale vengono riportati gli acquisti e le vendite di beni mobili e immobili assoggettati, a fine anno, all’ammortamento.
Quando siamo in presenza di uno studio di rilevanti dimensioni, il regime di contabilità ordinaria è la scelta più corretta. È una contabilità che richiede più tempo, in termini di registrazioni, concretizzandosi anche in maggiori costi amministrativi.
In questo caso, si è obbligati alla tenuta dei registri IVA acquisti e vendite, del registro dei beni ammortizzabili e del registro cronologico, necessario per annotare, in ordine di data e con numerazione progressiva, i componenti positivi e negativi di reddito (ad esempio le movimentazioni bancarie e finanziarie, compresi i prelievi fatti per finalità estranee a quella professionale).
Meglio aderire al regime semplificato, per garantirsi anche minori spese di gestione, oppure meglio optare per quello ordinario?
Direi che non c’è giusto o sbagliato, ci dovrebbe essere buon senso.
Oggi tanti medici scelgono di aderire al regime ordinario per avere una visione completa della propria attività e, soprattutto, per una maggiore chiarezza delle movimentazioni finanziarie e delle giustificazioni di spese e ricavi.
L’ultimo regime contabile a disposizione è il regime forfettario. Questo regime può essere utilizzato da tutti quei medici che abbiano percepito ricavi non superiori a 65.000 €. È molto semplificato in quanto i medici aderenti non sono tenuti alla registrazione delle fatture emesse e degli acquisti; inoltre, viene applicata un’unica imposta sostitutiva pari al 15% calcolata sul 78% del proprio reddito.
Potrebbe quindi essere la scelta più conveniente?
Per rispondere in maniera efficace bisogna valutare, con attenzione, la situazione patrimoniale di ogni singolo medico, le eventuali detrazioni per carichi di famiglia e l’ammontare delle spese per la gestione dello studio.
Sono maggiori o minori del 22% dei compensi concessi in via forfettaria?
Sicuramente è un regime che avvantaggia molto quei medici che collaborano con strutture e non hanno costi significativi da poter portare in detrazione.
Resta il fatto che bisogna sempre valutare, grazie all’aiuto del proprio commercialista, la situazione contabile nella sua totalità per compiere le scelte idonee per il proprio studio.
Il fatto che tu sia un medico e che il tuo core business sia prenderti cura della salute dei tuoi pazienti, non ti esonera dal comprendere i principi di base legati alla gestione della tua contabilità.
Quanti medici affermano, tra giugno e luglio, di aver scoperto da poco di dovere pagare troppe tasse?
Gestire la contabilità in maniera sistematica significa riuscire ad aggiornarla con una buona frequenza, almeno quindicinale, in modo da non avere sorprese inattese al momento del versamento delle imposte.